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Photo by Daniela Parisi

 
 

 

 

Sempre con noi stessi, sempre nel mondo: costantemente viviamo questa doppia condizione. Ma (ri)conoscere l’altro vuol dire anche (ri)conoscere noi stessi. Tra sé e il mondo si apre uno spazio di gioco, che è all'origine dell'espressione: una soglia di metamorfosi, che permette a chiunque lo desideri di collocarvisi esercitando una pratica artistica.

Si tratta di una esplorazione del gioco sensibile che emerge e si immerge nella reciprocità dei legami tra la propria storia e il mondo, per elaborare attraverso l'arte il processo di trasformazione, gioco delle metamorfosi. Questo movimento invita a una introspezione che è autonoma e relazionale ad un tempo, invita all'ascolto di uno spazio che ricorda e interpella, per sperimentare consapevolmente la presenza materiale di ciò che collega memoria e aspirazione. In tale esperienza, reale nel suo vissuto e immaginaria nelle sue manifestazioni, emerge un cambiamento di sostanza, una fisicità singolare messa in gioco da invisibili strati di pensieri, emozioni, sogni, desideri e dall'articolazione visibile delle loro forme. Il processo - spontaneo nella sua azione, ma elaborato mediante l'approfondimento delle sue potenzialità - conduce a una qualità di presenza che si sviluppa progressivamente attraverso uno sguardo vigile e avvolgente.

 

La vita artistica è un continuo oscillare tra l’esperienza sensibile e la riflessione, così da creare legami con la diversità del mondo: una pratica aperta non solo ai professionistɜ, ma a tutti coloro che aspirano a essere al mondo attraverso l’arte.  

L'artista elabora ed esprime un vissuto poetico – vissuto perché nasce dalle sue percezioni, poetico perché nasce dal gioco sensibile. Mantenendo aperta la curiosità, egli abita un movimento generativo, che va dalla consapevolezza delle proprie impressioni e sensazioni all'incarnazione e all’affinamento delle qualità emergenti dall'azione. 

Incarnare e restituire. Un movimento che riceve e trasmette allo stesso tempo, suggerendo una qualità poetica immersiva ed effimera, intimamente legata alla necessità vitale di coltivare il proprio stupore e approfondire la relazione con il mondo. La restituzione nell’opera compone lo sfondo e la figura, creando organicamente un senso dinamico che segue il flusso delle trasformazioni.

L’esito del lavoro è un sentimento di appartenenza e di riconoscimento. Diventando permeabili al gioco delle metamorfosi, si coglie in trasparenza il proprio essere nel molteplice, o la presenza del molteplice in sé stessi come in ciascun essere. L’invito è a sperimentare il fenomeno della bellezza, a cogliere in ogni istante la sensazione dell’infinito.  

 

Gli elementi del lavoro

 

Il lavoro viene proposto in sessioni private o di gruppo.

Il punto di partenza può essere una domanda personale, un progetto in corso o una curiosità.

Il lavoro porta ad approfondire le proprie risorse - sorgenti delle trame d’espressione. 

Dal silenzio all'espressione

La disponibilità

- Il fenomeno della presenza. Ascolto delle impressioni, percezione delle sensazioni.

- Incorporare, incarnare. 

- La circolazione dell'attenzione nella consapevolezza di pensare sempre a una cosa alla volta.

- Concentrarsi alternativamente sulla comprensione interiore e sull'esposizione al mondo.

- Lo stato d’immaginazione vigile, in cui l'attenzione si concentra sul sé con una sensibilità emotiva tangibile.

- Lo stato vigile e la riduzione del controllo cosciente, lasciando che il movimento di azione-reazione faccia il suo corso.

La voce

- Il suono, il testo, il canto. Approfondire e familiarizzarsi con le qualità vibratorie della propria voce permette di scoprirne l’estensione, i paesaggi e di avvertirne la risonanza. 

- Il corpo si scioglie quando la voce è connessa.

 

Il corpo

- Il corpo agente come memoria, supporto, ricettacolo.

- Il ritmo necessario all'azione, tra movimento e riposo.

Si crea una fluidità tra corpo e voce, memoria e immaginazione, profondità e sfumature. 

La recitazione

- Permeabilità tra l’essere e le forme, tra la presenza e l’apparenza. 

- Le associazioni e l'emergere di figure in azione.

- Le qualità della presenza, dal denso al sottile: concentrazione, amplificazione, esplorazione, sfumature e risonanze. 

- Esplorazione del rapporto tra sfondo e figura. Lo sfondo crea la figura e viceversa. La “persona”, nel senso di maschera, amplifica la voce, “per sonare”, risuonando attraverso di essa. Le figure sono come contenitori, in cui lo sfondo può dispiegarsi e dare vita alla forma. 

- Il gioco delle forme attraverso queste due radici: la forma come contenitore, stabilità, immobilità, e la forma come movimento, flusso di immagini che scorrono e si succedono. La forma è uno spazio che racchiude collocazione e dislocazione.

- Riflessioni intra e inter-personali sul processo e sulla restituzione artistica, che non cerca di imitare o rappresentare il mondo, ma di metterlo in questione.

 

Quando agisco, mi definisco in un fare, quindi sono l'azione. Essendo l'azione, ne faccio esperienza, quindi la ricevo.

L'azione emerge dall'interazione tra questi opposti:

- Scelta sul momento tra infinite possibilità

- Attività nell'azione e passività nella reazione

- Esperienza del presente sostenuta dalla memoria e dall'anticipazione

- Azione costruita nella forma e improvvisata nel suo farsi

- Azione spontanea, compiuta una prima volta e poi strutturata mediante ripetizione

- Un fare personale al servizio del mondo impersonale

- Che permette di scoprire e di essere scoperti

- Che svanisce: il suo atto è compiuto e lascia solo una traccia, come un ricordo.

Azione Metamorfosi
Essere al mondo attraverso l'arte

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